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International Conference on Modern Age Fortications of the Mediterranean Coast

© Politecnico di Torino - ISBN:

 

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La cittadella di Alessandria: la conoscenza come parametro di progetto

Anna Marotta

Politecnico di Torino, Torino, Italia, e-mail: anna.marotta@polito.it

 

Abstract

 

 

Keywords: restauro e conservazione, costruito storico, valorizzazione

1. Introduzione

 

Progettata e costruita - nelle sue componenti essenziali - da Giulio Ignazio Bertola (primo ingegnere di Vittorio Amedeo II) dal 1728 fino

agli anni Sessanta dello stesso secolo, la nuova Cittadella di Alessandria nasce dall'esigenza di rafforzare il confine orientale degli Stati Sardi (nati dopo il trattato di Utrecht del 1713) in un momento in cui si consolidava, nello scacchiere militare europeo, il concetto di «linea difensiva» per la protezione di più vasti territori nazionali.

Il sistema difensivo prescelto e imposto dai Savoia a Bertola - su precisa indicazione degli alti comandi militari della capitale - appare fortemente esemplato (seppure in forma mediata), dal «primo sistema» del barone olandese Minno di Coehorn, il quale lo derivava a sua volta dall’«esagono reale di Francia» di matrice vaubaniana. Fra i vantaggi di natura tecnica offerti dal metodo olandese, si possono rimarcare il largo impiego di «opere» in terra battuta, di matrice lanteriana1 (valutate come più convenienti dal punto di vista economico) e la possibilità di attivare difese acquee: il fossato della Cittadella alessandrina si caratterizzava infatti per la sua capacità (almeno teorica) di essere inondato dal Tanaro. Le «opere» Valenza (ancora visibile nel suo tracciato sul territorio) e Solero, come il cosiddetto pont-écluse, verranno progettati per la regolazione e il controllo della corrente fluviale.

La fase costruttiva ha inizio nel 1728, con la nomina a sovrintendente e direttore dei lavori ad Alessandria (e in altre Piazze) di Bertola, che sarà affiancato da De Willencourt come direttore delle costruzioni2. Quattro anni dopo, con l’assegnazione dei lavori in appalto, si dà avvio alla formazione del corpo della piazza, in via di completamento nel novembre dello stesso anno. Il 1745, anno del blocco della Cittadella da parte delle truppe franco-spagnole di Maillebois, nella Guerra di Successione Austriaca, vedrà quasi ultimata la cinta della fortezza e le relative opere esterne. Dagli anni Trenta agli anni Sessanta del secolo viene costruita la gran parte delle fabbriche interne: il quartiere di San Tommaso (detto anche dell’Ospedale), attualmente sede del Comando della Caserma Cittadella, i quartieri San Carlo e Sant’Antonio, il Palazzo del Governo, i mulini, i forni, i magazzini per viveri e munizioni. Per quanto riguardava le prestazioni tecniche, va ricordato come gli edifici fossero ritenuti particolarmente pregevoli, per essere «alla prova di bomba», in grado cioè di opporre la maggior resistenza possibile - per quel tempo - ai proiettili nemici3. Ciò grazie a magisteri costruttivi molto avanzati, che permettevano di ottenere orditi murari con mattoni di prima scelta, legati dalla migliore calce di Casale Monferrato; riempimenti d’inerzia nei rinfianchi e speciali strutture di rinforzo garantivano il massimo grado di protezione all'estradosso. In questo tipo di copertura, decisiva fu ritenuta comunque la scelta delle sezioni geometriche resistenti. In tal senso una querelle oppose Lorenzo Pinto (ingegnere succeduto a Ignazio Bertola e fautore di una sezione a tutto sesto) contro Giovanni Battista Borra, architetto anch’egli impegnato nei progetti per la fortezza e autore del noto trattato di scienza delle costruzioni, il quale proponeva una «volta ellittica» rialzata.

L’influenza della cultura militare europea sarà ancora più diretta e incisiva sulla fortezza alessandrina, durante il dominio napoleonico in Piemonte, fase in cui maturano diversi progetti per renderla un grande centro logistico militare, a conferma dell'importanza strategica annessa ad Alessandria e alla Cittadella.

Decisa dall’Imperatore la localizzazione tra Bormida e Tanaro della maggior piazzaforte padana (a sfavore di Torino e Piacenza), le sue caratteristiche furono subito disegnate con larghezza di finanziamenti, pensando a una struttura in grado di competere con «Lille, Strasbourg et Mess », come sottolinea François-Charles-Louis, Chasseloup-Laubat, comandante in capo del Genio dell'Armata d'Italia nel 1803, presentando i primi progetti. Elemento innovativo - di fondamentale importanza - che connota l'intero iter progettuale, è una nuova concezione di difesa complessiva, intesa come insieme funzionalmente solidale di città e Cittadella, secondo un nuovo principio di difesa che sarà fertile di indicazioni per l'intero Ottocento.

Il Plan/d’Alexandrie2, nella versione con la «testa di ponte» sull’opposta riva del Tanaro viene preferito al cosiddetto progetto delle «due cittadelle», basato su una fortezza pentagonale pensata a difesa della città dal lato del fiume Bormida3, e mai realizzata.

Per motivi sia strategici che economici il nuovo tracciato delineato da Chasseloup, definito “front d'Alexandrie”, fu caratterizzato dalla previsione

di una serie di «fronts ou demi-couronnes détachées», invece di una nuova cinta continua. Il sistema con piazze d'armi con ridotte casamattate venne ufficializzato nel 1804 e messo in atto per le «mezze corone» di Montenotte e Saorgio. Nei suoi progetti per la piazzaforte Chasselou sostenne di essersi ispirato direttamente al «gran maître4 Sébastien Le Prestre de Vauban» .

L’incisione di Ambroise Tardieu del 1822 per il trattato di Mathieu Dumas evidenzia in modo particolare l’importanza dell’opera d’Asti (o So-

lero) e di Valenza, rispettivamente per controllare l'entrata e l'uscita dell'acqua dal Tanaro nel «bacino d'inondazione» della Cittadella (a riconferma della matrice olandese del sistema adottato). Fra le più importanti fabbriche costruite dai Francesi si rilevano la  «Salle d’Artifice» con i poderosi contrafforti di rinforzo; l' «innalzamento» e il «rettilineamento» dei bastioni, tranne quelli di San Carlo e Santa Cristina (conservati con l'andamento curvilineo nei fianchi, secondo il settecentesco progetto bertoliano). Seguono i lavori di restauro al ponte coperto, che univa la città e la Cittadella, con il rafforzamento delle fondazioni dei pilastri compiuti dall'amministrazione napoleonica. Qualche anno più tardi nel 1848, drammaticamente sintomatica delle difficoltà del momento sarà la demolizione - assolutamente non necessaria a fini difensivi - dell'antica copertura del ponte, ordinata durante le «disposizioni per la difesa della Cittadella», e che colpirà profondamente tutti gli Alessandrini del tempo. Dopo i progetti e gli interventi francesi (che resteranno tuttavia sempre un inevitabile riferimento culturale, anche nelle successive trasformazioni della fortezza) la storia della Cittadella interessa meno la costruzione e il completamento delle sue fabbriche, (ormai quasi del tutto ultimata e consolidata), ma continua a riflettere tutta la cultura tecnologico militare del suo tempo.  Con la disfatta napoleonica, le demolizioni alla cinta difensiva della Città, fortemente volute dall'Austria, saranno parte integrante degli accordi del Congresso di Vienna: nel Piano generale/della Città/d’Alessandria/[ ...] indicante lo stato della fortificazione alla fine/del mese di aprile MVCCCXIV5 il «front d’Alexandrie» risulta ormai quasi completamente inesistente, (tranne alcuni bastioni nella parte nord-est) mentre appaiono in buona parte disattivate le opere esterne del recinto della fortezza. Per quanto riguarda gli edifici interni, la situazione rappresentata riconferma invece in buona sostanza lo stato antecedente. In aggiunta appare costruito il «Laboratorio d'Artiglieria», dietro il palazzo del Governatore, peraltro già previsto dai progetti di periodo francese nei primi anni del secolo XIX. Dalla Restaurazione all'Unità, la storia della Cittadella si incrocia più strettamente con le vicende risorgimentali e si interseca con il processo innovativo delle istituzioni militari dello Stato, segnatamente del Corpo Reale del Genio Militare, ente che fra i propri compiti specifici comprendeva il rilevamento specialistico e la manutenzione delle fabbriche dell'Esercito e delle fortificazioni nel Regno. I principali protagonisti di questa trasformazione complessiva sono gli stessi soggetti impegnati nella messa

a punto di rilievi e perizie, piani e progetti per la difesa di Alessandria e per la «sistemazione» della Cittadella. Molti di quegli ingegneri militari (ufficiali e soldati che affrontano, propongono e disegnano soluzioni e progetti per la Cittadella), sono contemporaneamente impegnati sul fronte politico, in quella fase - i moti rivoluzionari del 1821 - che vedrà la Cittadella trasformarsi e fissarsi - nella memoria storica della città.

L’eredità di periodo francese segnerà nettamente il destino della piazzaforte per tutto l’Ottocento, anche in ragione dell'iter formativo dei militari del Genio responsabili dei disegni, progetti e interventi nella Restaurazione (e oltre). Di formazione francese è - infatti - il tenente colonnello del Genio e direttore delle fortificazioni di Genova Luca Podestà a cui viene dato nel 1826 l’incarico di redigere il Piano Generale/della Città e Cittadella di Alessandria/indicante/lo stato attuale delle demolite fortificaz.ni/ed il progetto/ delle nuove Opere da eseguirsi all'intorno della Cittadella/proposte in data delli 15 9mbre 1826./dal Tenente Colonnello del Genio M.re/Cav.re Podestà/Disegnato nell’Anno 18296. Le sue proposte progettuali appaiono concepite in piena adesione al progetto proposto da Chasseloup negli anni 1806-1808, di cui ricalca molti aspetti. La cortina bastionata urbana viene ripresa in modo simile al piano francese, mentre –contrariamente ad esso - Podestà prevede il ripristino della stessa cinta bastionata alle spalle della «mezza corona» di Mondovì. In una sua Memoria – preliminare alla fase progettuale - connessa al medesimo Piano [...], e volta a conoscere e fissare la consistenza qualitativa e quantitativa delle fabbriche e delle opere in cittadella, egli trova «inapprezzabili» gli edifici interni della fortezza e in ottime condizioni di conservazione; ciò aumenta l’entusiasmo in lui suscitato dall'intero complesso, dalla sua concezione e dalla sua organizzazione. Fra gli interventi di quegli anni, si annovera il restauro - nel 1826 - della «Porta Reale» della Cittadella.

Alla École Polytechnique di Parigi deve la sua formazione anche Agostino Chiodo7, autore in periodo carloalbertino (nel 1837) del Nuovo progetto per le fortificazioni della città di Alessandria8, incarico ricevuto insieme alla perizia conoscitiva sullo stato di conservazione delle fabbriche in Cittadella per «ripararle e metterle a nuovo».

Fra la ricca produzione grafica e documentaria realizzata in tali circostanze e ora ricostituita, un disegno del 16 settembre 1837, di accurato dettaglio - il Nuovo progetto per le fortificazioni della Città di Alessandria9, in scala 1:2500, firmato dal Tenente del Genio Luigi Federico Menabrea e vi stato da Agostino Chiodo - dà conto esattamente della consistenza tanto della Cittadella quanto delle fortificazioni urbane, configurandosi correttamente (in una fase ritenuta preliminare) più come aggiornato rilievo che

come progetto esecutivo. Quanto obiettivi e metodi del programma discendessero da siffatta impostazione, cioè come rilievo, è cosa che viene  chiarita dallo stesso Chiodo: «Disteso il progetto di massima delle nuove fortificazioni intorno ad Alessandria, dimostratane l’efficacia, toccato come soddisfi all’importanza della posizione di Alessandria ne' tempi presenti, si è proceduto al riscontro col mezzo delle carte, nelle quali sono notate le altezze del terreno». Il rilievo altimetrico adottato era ritenuto un metodo innovatore per quei tempi. Le osservazioni contenute nel già citato Nuovo progetto per le fortificazioni [...] evidenziano dunque (secondo gli intenti di Agostino Chiodo) una situazione attentamente e lucidamente rilevata: «le opere in azzurro sono quelle attualmente esistenti; il colore rosso indica le Opere di muratura; il colore giallo indica le Case situate sul terreno della testa di ponte» che avrebbero dovuto essere abbattute.

Appare dunque sempre più evidente lo stretto rapporto fra gli sbocchi progettuali (sia per piani difensivi che per interventi conservativi) e i rilevamenti, restituiti e rappresentanti sempre in maniera esatta e puntuale, esiti di indagini conoscitive criticamente e scientificamente condotte.

Lezione estremamente attuale

Con il nuovo progetto di «campo trincerato» redatto nel 1856 da Candido Sobrero10, la Cittadella assume la funzione di cerniera fondamentale entro uno schema di difesa allargato al territorio dello Stato, come nodo essenziale di quel programma di rafforzamento della linea di confine, da Torino verso il Lombardo-Veneto, sostenuta con fermezza da Alfonso La Marmora. In periodo preunitario, e pochi anni prima della seconda Guerra di Indipendenza, la relazione del 3 maggio 1854, sui Lavori diretti all'ordinaria conservazione delle Fortificazioni e Fabbriche Militari della Piazza d'Alessandria […] firmata da Candido Sobrero11, è un documento prezioso per comprendere lo stato di conservazione delle fabbriche interne alla Cittadella, e gli interventi di manutenzione e «restauro» prescritti, secondo un «calcolo particolarizzato» ammontante a 28000 lire complessive. Il buono stato in cui Sobrero trova il Palazzo del Governo esclude qualunque riparazione in quel momento, lasciando spazio solamente a quelle tendenti ad impedire «ulteriori degradazioni negli accessori, come impiantiti, sportelli da finestra etc. Riparando pertanto gli impiantiti là dove il frequente passaggio li ha più degradati, come nel corridoio al piano terreno», ed in quello dove erano situate le prigioni di Stato. Il parere di Sobrero è che «con coloritura alle imposte e sportelli di finestra, con imbiancamento, ed altri minuti ristauri alle grondaje, ed alla copertura, puossi provvedere alla conservazione in buono stato di questo locale»12. Curiosamente, Sobrero osserva che «per la mancanza di appositi siti intorno a questo Fabbricato, ed in generale attorno a tutti i Fabbricati Militari di questa Cittadella sono i soldati, ed altre persone tratte a lavori, negli angoli costretti a lordare i muri delle fabbriche, cosa brutta a vedere non solo, ma insalubre e alle mura di nocumento». Per ovviare all’inconveniente si provvede pertanto ciascuno dei Fabbricati Militari d’un proporzionato numero di servizi igienici fino allora carenti. Per Sobrero, l’estensione del Quartiere San Michele,

il principale fabbricato militare della Cittadella, «è quello intorno a cui maggiori, e più frequenti occorrono le riparazioni, non già perché egli si trovi quanto all'essenziale in peggior condizione degli altri, ma sì perché il concorso maggiore di persone ne mette più presto i luoghi di passaggio, (come corridoj, scale, cameroni) in cattivo stato, e i soppalchi che vi sono, come è facile comprendere, spesso si guastano». Sono ritenuti necessari per detti locali «riparazioni agli impiantiti, ai soppalchi, nuove imposte di porte in alcune camere, il cambio ai varii sportelli di finestra […] il rinnovamento d'alcuni scalini rotti, ristauri agli intonachi in pozzolana delle latrine, imbiancamenti, coloritura alli sportelli di finestra e rappezzi saltuari di grondaje e di copertura» .

Nel Quartiere di San Tommaso, la diminuzione del personale dei Reclusi Militari (in precedenza qui detenuti) porta «allo scemare i danni, che

nelle varie parti del medesimo avevansi gli altri anni ad osservare». Sobrero ricorda che «in tale circostanza» venne portata a compimento la mag-gior parte di «ristauri principali ad eseguirsi, e solo rimangono per la sua  conservazione in buono stato alcune riparazioni alle grondaje, ed alla copertura, non che la rinnovazione di alcuni sportelli di finestra [...]». Per il Serbatoio (o Quartiere) d’Artiglieria - annota Sobrero - «stante il prossimo cambiamento di destinazione di questo locale, come quello che sta per essere trasformato in scuderia, si è creduto opportuno di non farne cenno nel calcolo». Nei magazzeni a Polvere, (o Polveriere), risultano occorrenti solo «saltuarie riparazioni agli accoltellati, alle grondaje, alla copertura, ed alle catene dei parafulmini».

Il Quartiere Sant’Antonio «da poca truppa occupata, ed in buon stato, non abbisogna per esservi conservato, che di riparazioni agli impiantiti, alle grondaie, di qualche coloritura alle imposte di porte a sportelli di finestra, della surrogazione di alcuno di questi fuori caso, e di imbiancamento [...]». Il Quartiere San Carlo per quel che riguarda i muri, e la copertura, presenta una situazione analoga a quella dei precedenti Fabbricati «[...] e non che aggiunger si deve che per causa di molti soppalchi, che in esso si trovano, molte e continue riparazioni di tal natura abbisognano, oltre a quelle comuni coi predescritti». La perizia riconosce che occorrono pertanto «ristauri agli impiantiti, rappezzi alle grondaje, imbiancamento in alcuni cameroni e racconci ai sovradetti soppalchi, onde impedire che i guasti vadano aumentando». Nella Palazzina delle Munizioni e Forni, «il cattivo stato del suolo, ed impiantiti in tabelloni, e di volti dei forni, [...] oggetti già di parziali riparazioni, ha consigliato di addivenire ad una radicale riformazione di una parte del primo calcolo», mentre «alla conservazione di questo locale, come quello che è in ottimo stato, non occorrono, che ristauri alle grondaje, un pò di imbiancamento, ed un pò di colori tura». Soddisfacente è ritenuto anche lo stato dell'Armeria, che richiede «alcune poche riparazioni alle grondaje ed alla copertura, rimasticatura di vetri, e colorimento». Nell'Arsenale «i lavori vari i di ristauro stati eseguiti» a causa dell'avvenuto incendio del 1853, lo posero in tale stato «da non abbisognare, che di riparazioni di poca entità al cornicione, alle grondaje, ed alle coperture» Il «Magazzino delle Fortificazioni», infine, necessita «riparazioni della natura medesima delle testé accennate»13. In alcune Piazze degli Stati Sardi l’anno 1854 vede una sperimentazione tecnologica: l’innovativo uso dell’asfalto per l’isolamento delle costruzioni (militari e non) dall’umidità. Questa tecnica protettiva non mancherà di far sentire in futuro i suoi benefici effetti anche sulla conservazione dei corpi di fabbrica interni alla fortezza. dove verrà applicata (in quell'anno) nei quartieri di San Michele, San Carlo, Sant'Antonio, e nel locale delle Munizioni e forni. In seguito alle esperienze condotte trattando i pavi-menti mediante l'asfalto eseguito «secondo il metodo del Sigr Evangelista Pinelli»14, il Ministero di Guerra (con dispaccio del 9 marzo 1852 n. 1094, Divisione Artiglieria), ne determinerà l’impiego nelle Piazze di Torino,

Genova e Alessandria, stanziando la somma di 480l lire approvata nell’Esercizio finanziario dell’anno 1853, e applicato sotto la direzione dello stesso inventore15.

La sintetica rassegna sulle indagini conoscitive dello stato di conservazione degli edifici in Cittadella, si conclude con la perizia ricognitiva che nel 1857 Luigi Federico Menabrea è incaricato di svolgere nella fortezza.

Da questa risulta lo stato ancora soddisfacente della Cinta magistrale e dei «cavalieri» nei bastioni, mentre lo stato del «bacino d’innondazione» è compromesso dalla coltivazione abusiva di graminacee. Tra i danni rilevati da Menabrea, appaiono lesioni di qualche entità - dovute a cedimenti fondali - nell'opera di Valenza, mentre il ponte a servizio sul Tanaro presenta fenomeni di ammaloramento nella travatura lignea. L’excursus fin qui affrontato vuole riproporre (nell’ambito di qualsiasi processo di tutela, conservazione o riuso di un bene culturale) l’esigenza primaria di ripercorrerne consapevolmente e criticamente la storia, per evidenziarne aspetti e fenomeni caratterizzanti.

La Cittadella di Alessandria può in questo senso riguardarsi come documento-monumento, da tramandarsi nella quasi intatta consistenza materiale del costruito così come ci è pervenuto, anche grazie alla cultura militare della manutenzione e della conservazione di edifici e fabbriche. Ai già citati contributi offerti dal personale di Presidio nella caserma, potrebbero dunque affiancarsi iniziative specialistiche delle istituzioni responsabili per la tutela, le quali potrebbero utilmente affrontare (fra i primi e più pressanti problemi), quello della conservazione dei preziosi stucchi decorativi nella cappella dell’«Ospedale» presso il quartiere San Michele.

Ma l’intero complesso riveste anche carattere di testimonianza tangibile relativo a un sistema difensivo, ancora perfettamente leggibile tanto nella sua fase di impianto settecentesco, quanto nelle successive trasformazioni che lo configurano (per molti versi) come repertorio antologico di estremo interesse nella cultura europea per la difesa di città e territorio.

Una pertinente «messa in valore» sarebbe infine quella derivante dalle matrici del luogo storico-geografico in cui la Cittadella è inserita: il tratto piemontese della «linea La Marmora», organizzata - negli anni Cinquanta dell’Ottocento - durante le Guerre di Indipendenza. Insieme a quella di Casale Monferrato, e alle memorie delle «opere» valenzane (seppure queste ultime ormai quasi prive di tracce), la Cittadella alessandrina potrebbe far parte di un ideale percorso risorgimentale, in grado di riconnettere le fortificazioni residue ai luoghi delle battaglie16.

Note

1 Duo libri di M. Giacomo Lanteri di Paratico da Brescia. Del modo di fare le fortificationi di terra intorno alle città, & alle castella per fortificarle. Et di fare cosi i forti in campagna per gli alloggiamenti de gli esserciti; ... - In Vinegia : appresso Bolognino Zaltieri (Stampato in Vinegia : per Francesco Marcolini, 1559). - [2], 26, 1-100, [4], 101-113 [i.e. 111], [1] p. : ill., piante; 4º. (Riferimenti: EDIT16 CNCE 38156. - Il Libro secondo inizia con proprio frontespizio a c. I2r. - Marca di Marcolini sul secondo frontespizio (Z1195) e marca (U1014) sul primo frontespizio. - Segnatura: 2A-2C4 2D² A-M4 N² O² P² Q4; corsivo, romano. - Omesse nella numerazione le p. 105-106. - I bifoli B2.3, O e P (i primi due sono ripiegati, il bifolio O non è paginato) recano ciascuno un'illustrazione (pianta di fortificazione) che si estende dal verso della prima al recto della seconda c.; sul recto della prima e sul verso della seconda c. è presente dello stampato (nel caso del bifolio P, il testo del "Capitolo XV").

2 Per un esame approfondito sul progetto originario di XVIII secolo e la prima fase di impianto della Cittadella cfr. Micaela Viglino Davico, Una piazzaforte sui confini ad oriente per il re di Sardegna, in Anna Marotta (a cura di), La Cittadella di Alessandria. Una fortezza per il territorio dal Settecento all'Unità, Alessandria, Cassa di Risparmio di Alessandria (So. G. Ed), 1991, pp. 23-36.

3 Ibidem

2 l° marzo 1808, Plan/d’Alexandrie, AGéV, Places Etrangères (art. 14), Alexandrie, carton I (1685- 1808) n. 37.

3 [1 806-1808], GeneraI Chasseloup, Pian de la Ville et Citadelies/d'Alexandrie/d'après les projects de l'an 13' dtt G. '" Chasseloup, Istituro Srorico e di Cultura dell'Arma del Genio (d'ora in avanti ISCAG). Fortificazioni, Alessandria, LXI-B, n. 3860.

4 1822, Pian/de la Ville et Citadelie/d'Alexandrie/d'après les projects du G:' Chasse/oup del Lattbat, Dessiné et Gravé/PAR AMBROISE TARDlEUI1822, Archivio di Staro di Alessandria, cart. 2262, n. 56.

5 1814, Piano generale/della Città e Cittadelia/d'Alessandria/indicante lo stato della fortificazione alla fine/del mese d'aprile MVCCCXIV, Scuola di Applicazione, Torino (d'ora in avanti SAA), Biblioteca, posizione 23/B, n. 367.

6 14 Agosro 1829, Il Maggiore direttore del genio/G. F. Maraldi e «Garbarino Giovanni R.o

Trabuccante/Ridusse e Disegnò», Piano Generale/della Città e Cittadella di Alessandria/lndicante/Lo stato attuale delle demolite fortificaz."'/ed il progetto/delle nuove Opere da eseguirsi all'intorno della Cittadella/proposte in

data delli 15.9'bre 1826.1dal Tenente Colonnello del Genio M. "/Cav."Podestà/Disegnato nell'Anno 1829.1per Ordine del Maggiore D." del Genio M. "/Maraldi, ISCAG, Fortificazioni, Alessandria, LXII-A, n. 388l.

7 cfr. inoltre ANNA MAROTTA, Disegni, Progetti, Cantieri dalla Restaurazioneall'Unità. 1814-1861, in ID. (a cutadi), La Cittadella di Alessandria. fina Fortezza per il territorio dal Settecento all'tmità, Alessandria, Cassa di Risparmio di Alessandria (So.G.Ed.), 1991, pp. 131-146.

8 1845, «Ag.o Chiodo» e «Giuseppe Polani disegnò 1845», PROGETTO/per le fortificazioni della Città/di/ALESSANDRIAI1837, Anteposro alla relazione «Memoria che accompagnava il progetto di fortificazione della Piazza cl' Alessandria rassegnato alla R: Segreteria di Stato pegli Affari di Guerra nel 183 7», darara Genova

25 serrembre 1837 sottoscritta dal «Colonnello Direttore del Genio/AgO Chiodo », Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti Militari, n. 58 «PROGETTO DI FORTIFICAZIONE/DELLA PIAZZA D·ALESSANDRIAIl837» .

9 16 settembre 1837, Tenente del Genio L. F. Menabrea e vistaro dal Colonnello del Genio Chiodo, Nuovo progetto per le fortificazioni della Città di Alessandria, ISCAG, Fortificazioni, Alessandria, LXII-A, n. 3899.

10 [1856], Progetto di lIn campo trincerato attorno alla Piazza di Alessandria, precedente al progetto costruzione del campo trincerato attuale (in basso a matita, fuori margine), ISCAG, Fortificazioni, Alessandria, LXII-A, n. 3894.

11 Archivio di Staro di Torino (d'ora in avanti AST), Ministero della Guerra, Divisione Generale del Materiale e dell'Amministrazione Militare, Ufficio d'Intendenza, Sezione Contratti, Pratiche Genio, m. 2, scaff. 68,c. 4,p. 10,n. 30.

12 AST, Ministero della Guerra, Divisione Generale del Materiale e dell’Amministrazione Militare, Ufficio d'Intendenza, Sezione Contratti, Pratiche Genio, m. 2, scaff 68, c. 4, p. lO, n. 54.

13 Ibidem.

14 AST, Ministero della Guerra, Divisione Generaie del Materiale e dell'Amministrazione Militare, Ufficio d'Intendenza, Sezione Contratti, Pratiche Genio, m. 2, scaff. 68, c. 4, p . lO, n. 32.

15 Ibidem.

16 AST, Corte, Materie Militari per categorie, Intendenza delle Fabbriche e Fortificazioni, m.I add., fasc. 23, ; AST, Corte, materie Militari per categorie, Imprese, m.13, fasc., 10; AST,  Sezioni Riunite, Guerra, Azienda Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Contratti, Fortificazioni, registro n.47, cc 66-71.

16 Per maggiori e più puntuali approfondimenti sull 'argomento, si consulti la copiosa documentazione esistente presso l'Archivio Storico di Torino. Per il 1837 si veda: AST, Ministero della Guerra, Azienda di Fabbriche e Fortificazioni, Lettere Intendenti, Azienda Generale d'Artiglieria, Fortificazioni e Fabbriche Militari; per il 1851 si veda AST, Atti Parlamento Nazionale, Camera dei Deputati, "Conservazione e riparazione delle Fortificazioni/e Fabbriche Militari », cfr. anche Relazione del 1849 pp. 19 sgg., e Relazione del 1850 pp. 13 sgg., AST, Atti Parlamento Nazionale, 1851, p. 973, cat. 56, AST, Atti Parlamento Nazionale, 1851, pp. 975-976, con resoconto del Bilancio Passivo dell'Azienda Generale d'Artiglieria, Fortificazioni e Fabbriche

Militari per l'esercizio 1851, AST, Atti ParlalllentoNazionale, 1851, p. 979, AST, Atti Parlamento Nazionale, 1851, p. 2118: Fortificazioni, Dalla categoria 13 alla 21 inclusivalllente, AST, Atti Parlamento Nazionale, 1852, 13 gennaio, p . 2160; per il1854 si veda: AST, Ministero della Guerra, Divisione Generale del Materiale e dell'Amministrazione Militare, Ufficio d'Intendenza, Sezione Contratti, Pratiche Genio, m. 2, scaff. 68, c. 4, p. 10, n. 29-30-31 -32-33-34-35-36 e 54.

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References

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